TORRI DI CREDAZZO

Nella zona collinare del prosecco tra Pieve di Soligo, Valdobbiadene e Vidor, si erge su uno dei centinaia di colli che si incontrano, il castello di Credazzo. Il toponimo deriva dal tipo di suolo particolarmente cretoso. Tre torri, palazzo centrale, mastio a settentrione e torre scudata puntonata a Sud, racchiudono con la cortina muraria il colle sul quale si erge questo spettacolare fortilizio, già possedimento nel 1189 dei signori Da Camino e distrutto nel 1413 da un capitano di ventura, tanto spietato quanto coraggioso, il cui nome era Filippo Scolari, meglio noto come Pippo Spano. Un amoroso restauro da parte dell'attuale proprietario ha riportato in vita questa singolare e suggestiva casa forte.
Uno sguardo alla piantina fa capire, senza l'ausilio di superflue parole, la particolare conformazione planimetrica del manufatto.
Una leggenda vorrebbe che un passaggio segreto sotterraneo colleghi il fortilizio con il Montello, passando sotto il letto del Piave.
Un'altra graziosa leggenda, e quasi tutti i castelli ne hanno una, tramandata verbalmente, è stata trascritta in un poemetto del 1869 che riportiamo integralmente come dal libro:
"Le Torri di Credazzo" di don Nilo Faldon.
"Ad Ermano conte di Ceneda, indi ai suoi congiunti di Colfosco, passando con Sofia, unica erede, nella famiglia dei Caminesi, poscia a que' di Collalto, appartenne il Castello di Credazzo, che, costruito in vetta alla collina amena di Farra, fra quelli di Soligo e Col San Martino, era con essi ed altri parecchi anello alla serie dei castelli eretti a fronteggiare i nemici lungo la bella vallata del Piave. L'avvenimento, cui si accenna, è serbato dalla memoria del nostro popolo. Agnesina, orfana di madre, venne da Guecello rapita al canuto suo genitore. Giacinto suo fidanzato recavasi la notte e cantare sotto la torre del castello, di dove lanciatasi la perseguita fanciulla fra le braccia dello sposo, trovò, morendo eroicamente con esso, l'unica via di scampo che ancora le rimanesse"

   
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